Egregio signor Direttore,
mi sia consentito intervenire di nuovo sulla vicenda legata alla proposta di revoca della cittadinanza onoraria di Bergamo a Benito Mussolini. Non mi sembra che in nessuno degli interventi che hanno riiguardato questo tema sia stata presa, nella dovuta considerazione, la questione relativa a chi prese la decisione e in quale contesto storico, sia di Bergamo che della nazione italiana. Il 24 maggio 1924, quando furono terminati i lavori di costruzione della Torre dei Caduti, la città di Bergamo era retta da un Commissario Prefettizio. Alfredo Franceschetti, questo era il suo nome, funzionario della Prefettura e quindi del Ministero del`Interno, era stato nominato perché il sindaco, on. avv. Paolo Bonomi, cattolico moderato, democraticamente eletto dal Consiglio Comunale dopo le elezioni amministrative del 1921, aveva dovuto dare le dimissioni, nel 1923, insieme agli assessori e ai consiglieri, in quanto a causa della continue minacce, intimidazioni e violenze da parte dei fascisti, non era più possibile garantire alla città un `amministrazione libera e democratica. Il clima politico del paese, dopo la marcia su Roma e l`avvento di Mussolini al potere con la complicità del re e l`acquiescenza della classe dirigente liberale, era diventato incandescente. Le elezioni politoche della primavera del 1924, svoltesi in un clima di violezna e di brogli elettorali, avevano consegnato la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari al "Blocco Nazionale", composto da fascisti, nazionalisti, parte dei liberali e dei cattolici.Proprio in quei giorni l`on. Giacomo Matteotti aveva tenuto alla Camera un forte discorso che aveva denunciato tutte le malefatte commesse in quella campagna elettorale e aveva concluso chiedendo l`anullamento delle elezioni. Sappiamo tutti come andò a finire. Matteotti pagherà con la vita il suo coraggio. In quella temperie, in un paese percorso dalla violenza squadrista, con un Commissario Prefettizio, al posto di un sindaco e di un Consiglio democraticamente eletti, venne conferita la cittadinanza di Bergamo al Presidente del Consiglio, Duce del fascismo. Possiamo pensare che fu questa l`esprressione della libera volontà della nostra Città? Non credo che possano sussistere molti dubbi in proposito. Allora, io posso capire benissimo che qualcuno pensi che sia troppo tardi riparare oggi a un fatto avvenuto tanti anni fa. Cne su Mussolini e il fascismo sia calato il giudizio negativo della storia e quindi non ci sia bisogno d`altro. Che se i combattenti per la libertà non compirono questo gesto nell`immediato dopoguerra, noi, che non abbiamo fatto la Resistenza per evidenti motivi d`età, non possiamo arrogarci ora il diritto di fare quello che allora non fu compiiuto. Posso capire tante cose. Ma credo che, se pensiamo a come questo titolo di cittadino di Bergamo fu conferito, forse una riflessione possiamo farla e non ci semberà così fuori luogo procedere, adesso, alla necessaria revoca, libera espressione di un libero Consiglio Comunale nei confronti di un atto che fu di servile ossequio anche nel momento storico in cui fu attuato.
Grato per la pubblicazione, porgo cordiali saluti
Carlo Salvioni, Presidente del Comitato Bergamasco Antifascista